Nii Lamptey nasce ad Accra (Ghana) il 10 dicembre 1974 e cresce con un unico sogno, quello di diventare un calciatore professionista per scappare dalla condizione di povertà in cui vive.
La sua carriera è quella della classica promessa sfumata costretta a girare il mondo:
cresce
in un ambiente difficile, subendo ripetuti abusi da parte dei genitori
che così facendo lo portano ad isolarsi, trovando nel calcio l'unica via
di fuga. Gioca a calcio tutti i giorni dormendo addirittura per strada per la paura
di tornare a casa.
A soli 14 anni gioca il suo primo Mondiale Under-16 con le stelle nere ben figurando e guadagnandosi la nomina di "nuovo Pelè" proprio da O'Rey in persona.
Si
mette in luce ai Mondiali Under-17 del 1991 (competizione che vedeva giocatori del calibro di Alessandro Del Piero, Marcelo Gallardo e Juan Sebastian Veron)
conducendo a suon di reti il Ghana alla vittoria finale.
Nel
1990 ha la grande occasione di giocare in Europa, lo vuole l'Anderlecht
in Belgio, ma la federazione ghanese si oppone ritirandogli il
passaporto e "costringendolo" a scappare prima via taxi fino al confine e poi
a piedi nella foresta per arrivare a Lagos, in Nigeria e da lì partire
per il vecchio continente.
Fino al 1993 gioca
nell'Anderlecht anche se la sua migliore stagione rimane la prima quando esordì
giovanissimo in prima squadra segnando 7 gol in 14 partite. Non è una vera e propria prima punta, ma era considerato più che altro come un promettentissimo
trequartista dato anche il suo fisico minuto (alto solo 173 centimetri). Nella stagione 1993/1994 arriva la grande occasione: il trasferimento in Olanda al PSV dove gioca la sua migliore stagione con 22
presenze e 9 gol.
Da qui in poi il declino e Nii comincia a girovagare come fosse un pacco postale: si affida a un agente italiano, Antonio Caliendo, che invece di aiutarlo lo tratta "come una pezza da piedi" (come riferisce un
agente tedesco durante il documentario dedicato a Lamptey, "Der
afrikanische Pelé", il Pelé africano, trasmesso dal canale televisivo
WDR) sfruttando la sua condizione di analfabeta (non sapeva nè leggere nè scrivere) dovuta alla difficile infanzia. Nel settembre
del '94 l'Aston Villa in Premier League si fa avanti ma è un disastro, solo 6 presenze
e nessun gol. L'anno successivo comincia ancora con i Villans per poi
passare al Coventry ma il risultato non cambia: Lamptey non è tagliato
per il calcio inglese. L'anno successivo arriva in Serie A a Venezia ma i risultati non migliorano, cinque presenze e zero gol. Nel 1997 finisce in
Argentina, all'Union de Santa Fé: qui nasce il suo primo figlio che chiamerà Diego. Qui oltre alla sfortuna del calciatore entra in gioco anche la tragedia umana, il bambino infatti morirà presto a causa di una rarissima
malattia. Il morale di Lamptey è a pezzi e a peggiorare le cose ci si
mette il governo del Ghana che rifiuta la richiesta del giocatore di
seppellire il figlio in Africa a causa delle discussioni che avevano portato il giocatore ad abbandonare la nazionale. Il ghanese lascia per un attimo il
calcio per poi ricominciare subito, prima in Turchia all'Ankaragücü
(tardo 1997) e l'anno dopo in Portogallo all'União Leiria. Dopo
l'esperienza portoghese trova un agente tedesco che lo porta a
giocare in Germania al SpVgg Greuther Fürth, squadra di serie B
tedesca: qualche fiammata ma troppo isolata e lui non riesce ad adattarsi ne' al campionato ne'
alla realtà tedesca. Qui è addirittura ignorato dai suoi compagni di
squadra tanto che uno di loro si rifiuterà di dormire nella stanza
d'albergo con lui. Nasce la sua seconda figlia; ma il destino sembra accanirsi con il povero Nii: anche lei muore poco tempo dopo e
anche a lei viene negato l'espatrio in Ghana per il funerale. Dopo una brevissima
parentesi in Polonia al Groclin, Lamptey parte alla volta dell'Asia,
prima in Cina, allo Shandong (dove finalmente ritrova la forma,l'affetto
dei tifosi e dei critici) e poi negli Emirati Arabi al Al-Nasr. Nel
settembre del 2005 riesce a ritornare in Ghana (primo giocatore ghanese famoso in
Europa a tornare a giocare nel suo paese d'origine) al Kumasi Asante
Kotoko per terminare la carriera nel 2008.
In un'intervista rilasciata per un documentario tedesco "Der afrikanische Pelé" afferma
di non sentirsi un perdente, ma quasi un soravvissuto. Ora ha fondato una
scuola calcio che porta il suo nome e che è tutto il suo orgoglio perchè lui sa che, nonostante tutte le sfortune avute nella vita, bisogna sempre rincorrere i propri sogni cercando di trasformarli in realtà, nonostante tutto, più forte di tutti.
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Nii Lamptey - "reduce" del calcio moderno |
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